Fisico, testa, concentrazione, corsa. Denzel Dumfries ha iniziato la sua terza stagione all’Inter da protagonista con due gol segnati e quattro assist serviti tra Serie A e Champions League e un rendimento altrettanto importante nelle quattro uscite di qualificazione ad Euro 2024 con la Nazionale Olandese.
Sono sempre stato molto determinato nel voler diventare un calciatore, ho lavorato molto e sono orgoglioso di essere arrivato al livello in cui sono ora. Tutte le volte che scendo in campo è speciale, soprattutto davanti ai tifosi nerazzurri: giocare a calcio è quello che amo e mi dà sensazioni uniche. Questa maglia significa molto, in città come in giro per il mondo vedere tanti tifosi che la indossano è incredibile, per questo quando mi preparo per scendere in campo mi sento onorato di vestirla.
Focus e determinazione le parole chiave per l’esterno olandese:
Prima delle partite sono tranquillo e concentrato, con l’esperienza si riesce ad essere sempre più focalizzati sul lavoro da fare per migliorarsi. L’idolo nerazzurro? Direi Maicon, nel suo ruolo è stato uno dei più forti della storia. Fuori dal calcio? Michael Jordan, ha avuto un impatto incredibile nel basket e non solo.
2015
A febbraio di quest’anno risale il mio debutto nel calcio professionistico con lo Sparta Rotterdam, un giorno che ha segnato un momento fondamentale della mia carriera
2020
La data di nascita di mio figlio, un momento che mi ha cambiato la vita e che ricorderò per sempre
1967
L’anno di nascita di mia mamma, una delle persone più importanti per me, quando festeggiamo il suo compleanno è sempre un momento speciale
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QUANTE NE SAI SU DUMFRIES?
LEGEND NERAZZURRA
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CAMPIONE DI RIFERIMENTO
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BEST ASSIST
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San Siro è un'emozione
unica al mondo.
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1993/94 | INTER-SALISBURGO 1-0
Finale di ritorno della Coppa Uefa 1993/1994. All'andata, al Prater di Vienna, l'Inter aveva battuto il Salisburgo 1-0 grazie ad un gol di Nicola Berti. Al ritorno a San Siro, la gioia per il gol di Jonk: passaggio di Sosa, controllo di sinistro e tocco sotto di destro a scavalcare Konrad.
Inter: Zenga, A. Paganin, Fontolan, Bergomi, Battistini, Orlando, Jonk, Manicone, Berti, Bergkamp, Ruben Sosa.
WALTER ZENGA
Quella sera sì, ho fatto Walter Zenga...
Sono passati quasi 30 anni dall’11 maggio 1994: a San Siro si giocava la finale di ritorno della Coppa Uefa 1993/1994 contro il Salisburgo. L’Inter si presentava dopo l’1-0 deciso da Berti nel match di andata, con tanta voglia di chiudere con un trionfo un’annata non facile. In porta c’era Walter Zenga, alla sua ultima in nerazzurro, pronto a viversi la sua serata al massimo:
«Quella è stata la partita più pazzesca e incredibile che un giocatore possa giocare. Sapevo che sarebbe stata l’ultima per me e volevo giocarla in una maniera indimenticabile. Quell’anno non era stato facile, in Campionato avevamo rischiato anche la retrocessione. Il gol di Jonk ci aveva tolto un po’ di peso, forti anche dell'1-0 all’andata, ma nel secondo tempo il Salisburgo aveva attaccato e tirato in porta tantissime volte e io sì...avevo fatto WALTER ZENGA. Non c’è una parata alla quale sono più legato, quella sera ci sono state tante parate che fanno parte del bagaglio tecnico di un portiere. La cosa che più mi porterò dentro però è l’emozione di quella ultima notte a San Siro, uscire dallo stadio e vedere tanta gente impazzita per me, questo mi resterà per sempre».
Cosa ha significato l’Inter per te?
«La domanda non è cosa ha significato l’Inter per me ma cosa significa. Io sono arrivato all’Inter che avevo 10 anni, ho fatto tutte le giovanili poi sono andato quattro anni in prestito. Quando sono tornato ho fatto un anno di panchina e poi sono diventato titolare giocando per 12 anni tantissime partite e andando in campo sempre con il massimo dell’amore e della passione. L’ho sempre detto, se dovessi scegliere una partita da rigiocare sceglierei sicuramente la prima perché mi permetterebbe di giocare le altre 472 con questa maglia».
E di questa Inter cosa ti piace di più?
«La mentalità di guardare sempre al noi e non al singolo. Oggi quello che rappresenta più questa Inter è Lautaro che è cresciuto tantissimo ma per me che sono nato e cresciuto a Milano e nell’Inter lo è anche Dimarco: è nato a Milano, cresciuto nella Calvairate, arrivato in Prima Squadra, andato in prestito e tornato, secondo me anche lui è un bel simbolo di questa squadra».
Determinazione, velocità e tanta passione sono solo alcune delle caratteristiche di Andrine Tomter, classe 1995, difensore norvegese in forza alle nerazzurre di Rita Guarino. Andrine è nata a Drøbak, in Norvegia e ha debuttato nel massimo campionato norvegese nel 2011 con la maglia del Kolbotn per poi passare dall’Avaldsnes e dal Twente prima di affermarsi al Vålerenga. Nell’estate 2023 è iniziata la sua avventura in nerazzurro
CHE TIPO DI GIOCATRICE SEI? QUALI SONO LE QUALITÀ CHE PIÙ TI HANNO AIUTATA IN CARRIERA?
Sono determinata, in campo sicuramente il mancino e la velocità sono caratteristiche che mi appartengono, negli ultimi anni sono cresciuta molto anche attraversando momenti non facili come l’infortunio.
QUALI SONO I TUOI MODELLI SPORTIVI?
Non ho veri e propri modelli, se parliamo di Inter, Zanetti sicuramente è un campione che ho sempre ammirato, fuori dal calcio invece c’è un atleta norvegese, l'ex sciatore Aksel Lund Svindal per cui ho molto rispetto: ha avuto tanti infortuni ed è sempre riuscito a tornare ed essere il migliore.
COSA RAPPRESENTA ORA L'INTER PER TE?
Far parte di un Club importante come l’Inter è una sfida e allo stesso tempo un orgoglio.