È un istinto naturale quello che lega Davide Frattesi al pallone, un elemento che ha da sempre fatto parte della sua vita, compagno di tante avventure e alleato di una carriera che si è sviluppata un passo alla volta, sempre più in alto.

«In campo ci ho messo da sempre il cuore e lì ho collezionato ricordi bellissimi. Ricordo quando facevamo “mischietta”, succedeva praticamente tutti i giorni, tutta la squadra si metteva in area di rigore, uno faceva i cross, eravamo in due in porta e io ovviamente non volevo mai uscire. Quello del portiere è un ruolo che mi ha sempre affascinato, se devo scegliere un giocatore della storia nerazzurra dico Julio Cesar, è stato incredibile nel suo ruolo».

I primi calci al pallone si accompagnano ad esperienze importanti che tracciano l’inizio della sua carriera: dal Settore Giovanile della Lazio in cui entra a soli 6 anni, a quello della Roma, il passaggio al Sassuolo e le esperienze in prestito all’Ascoli, Empoli e Monza prima della consacrazione nel centrocampo neroverde.

«L’esordio con il Sassuolo contro il Verona rimane una delle partite più significative.

Se penso ai gol, invece dico il primo al Mondiale U20 segnato contro il Messico o quello con la Nazionale maggiore contro l'Olanda nella finale terzo posto dell'ultima Nations League».
Il percorso individuale di Davide è stato sempre accompagnato dalla consapevolezza dell’importanza della parola squadra:

 «La squadra per me è sempre stata fondamentale, significa essere un gruppo di persone che si vogliono bene e lavorano tutte insieme per lo stesso obiettivo, è questo che fa la differenza. Un'altra parola chiave per me è famiglia, quella che mi accompagna da sempre, loro sanno quanto sono importanti».

2016

La prima data è legata a mio nonno, ogni volta che succede qualcosa di bello o faccio un gol lo dedico a lui.

2019

Il 2019 è stato un anno bellissimo e fondamentale per la mia crescita. Ho conosciuto persone importanti che fanno parte della mia vita e ho avuto l’opportunità di vivere un’esperienza incredibile nel Mondiale U20 giocato in Polonia – due i gol segnati nella prima partita contro il Messico e nei quarti di finale contro il Mali.

7/2023

Luglio 2023 è il periodo in cui sono arrivato qui all’Inter.

Per me è stata una scelta importante, per questo non ci ho pensato un attimo quando mi si è presentata questa opportunità, come ho detto quando sono arrivato. Sono veramente contento.

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MARCO MATERAZZI

Compie 50 anni Marco Materazzi: li festeggiamo con i passaggi più significativi della lettera scritta ai tifosi interisti nel 2020, in occasione del decennale del Triplete.

Per me è sempre stata questione di vita o di morte. Ogni partita, ogni pallone.

Quando mi chiedono quanto pesasse il pallone del rigore calciato ai Mondiali o quello dello Scudetto a Siena, rispondo sempre così: io ho sempre vissuto portandone con me due, di palloni. Sotto un braccio avevo il Super Tele, quello della leggerezza e della spensieratezza, quello dei primi calci e delle traiettorie imprevedibili. Sotto l’altro braccio quello di cuoio, pesante: quello da adulto, delle responsabilità che ho imparato a prendermi. Andavo al campo a vedere le partite dei più grandi, facevo anche il guardalinee pur di stare lì, vicino all’azione. Ogni pallone calciato è stato un mix di tutte quelle cose.

Siena, 2007. Avevo detto a mia moglie e ai miei figli: "Tranquilli, vi riporto lo Scudetto". Mi vengono i brividi quando rivedo l’esultanza dopo il primo gol, quell’abbraccio con il mio amico Dejan. Lui, però, il mio rigore (battuto due volte) non lo ha guardato. Ma non lo avrei sbagliato: lì doveva iniziare il nostro percorso.

2009/2010. Sapete qual è stata la svolta, in quella stagione? La sconfitta per 3-1 a Catania. Dovevamo andare a Londra per Chelsea-Inter, sapevamo che poteva finire tutto nel giro di qualche giorno. E invece... A Barcellona ho rotto la panchina, ma giuro, non l'ho fatto apposta. Ho visto Messi accentrarsi, andare sul sinistro, far partire quel tiro: Julio è scattato come una molla, e io pure. Ho fatto un salto e dato una botta involontaria così forte... A Madrid volevo si chiudesse il cerchio, era come se il giro sulle montagne russe dovesse finire con l’evoluzione più bella. Mi chiedono sempre tutti di quella finta di Milito: è semplice, Diego aveva quell’uncino... tu sapevi che ti avrebbe puntato e te l’avrebbe fatto, ma non gliela prendevi mai. 

Ho vinto il Mondiale, che per me vale come 10 trofei. E con l’Inter ho vinto tutto. Ma il segreto è stato proprio quello di non accontentarmi. 

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Passa da Monza anche la storia di Michela Cambiaghi, attaccante classe 1996, nuovo acquisto dell’Inter. L’abbiamo incontrata per farci raccontare le tappe più significative della sua carriera.

HAI SEMPRE RESPIRATO CALCIO, DA BAMBINA CHE RAPPORTO AVEVI CON IL PALLONE?

Sono cresciuta con il pallone, è un elemento che ha fatto sempre parte della mia vita. Mio fratello ha cinque anni in più di me e mi ricordo che quando ero piccola scappavo in giardino di nascosto per giocare con lui. Giocavamo a palla anche in casa, spesso rompendo qualcosa. Ho anche tanti ricordi “nerazzurri” insieme a mio fratello e i miei zii, anche loro interisti, di cori cantati in salotto e campioni ammirati da sempre.

LA TUA STORIA PARTE DA MONZA, LA TUA EVOLUZIONE INVECE HA AVUTO DIVERSE TAPPE SIGNIFICATIVE...

La prima città significativa nella mia storia è sicuramente Concorezzo (provincia di Monza e della Brianza), lì ho iniziato a giocare con i maschi. Sassuolo invece è stata una tappa importante perché è dove mi sono trasferita lontano da casa per la prima volta: lì sono cresciuta molto a livello sia calcistico che umano. E poi c’è Parma, nonostante abbia giocato solamente un anno, è stato molto significativo per la mia crescita perché ho sentito molta fiducia e ho scoperto qualità che non pensavo di avere giocando in più ruoli.

A PROPOSITO DI QUALITÀ, QUALI SONO QUELLE CHE RACCONTANO LA CALCIATRICE CHE SEI OGGI?

Mi piace attaccare la profondità ma anche legare il gioco, sono una calciatrice duttile. Caratterialmente sono una ragazza tenace e cerco sempre nuovi spunti per migliorarmi e questo mi aiuta ogni giorno anche nella mia crescita professionale.

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