Benjamin Pavard ci ha messo poco a diventare per tutti Benji, un nome familiare, un giocatore da tifare a squarciagola. La sua passione ha incantato tutto San Siro quando dopo aver lasciato il campo per l’infortunio contro l’Atalanta è andato ad abbracciare i compagni al gol di Calhanoglu o quando al suo ritorno ha lavorato a testa bassa mettendo in campo prestazioni sempre in crescendo in un gennaio che lo ha visto protagonista in Campionato e in Supercoppa con anche l’assist per il gol nella finale contro il Napoli.
«Prima di una partita penso a come vincerla ed essendo un difensore a come non prendere gol. Poi amo festeggiare con i tifosi: gioco le partite per vincerle, gioco a calcio per vincere titoli. Per questo ho sempre sognato di diventare un calciatore. Da piccolo guardavo tutte le grandi squadre alzare i trofei, non gioco a calcio per i soldi, piuttosto per i trofei, è questo che mi spinge a scendere in campo, voglio essere fiero di me stesso a fine carriera».
Mentalità e perseveranza le chiavi dell’educazione calcistica cominciata prestissimo, anche allontanandosi presto da casa per inseguire il suo sogno:
«Mi sono appassionato al calcio a forza di seguirlo e vedendo mio papà allenarsi e giocare. Mia mamma giocava a pallacanestro ma io usavo sempre i piedi, era quella la mia passione e l’ho seguita fino in fondo anche facendo dei sacrifici ma ne è valsa la pena. Penso a dove sono ora, sono fiero di indossare questa maglia o a momenti incredibili come il gol nella partita contro l’Argentina del Mondiale di Russia o alla più recente doppietta contro la Scozia segnata proprio a Lille dove è cominciato tutto».
Tra i fondamentali di Benjamin Pavard c’è anche il gioco di squadra, quello di un’Inter che lotta insieme verso gli stessi traguardi:
«Il gruppo non sono solo gli undici giocatori, ma tutto ciò che c’è intorno. È anche lo staff medico, i fisioterapisti, chi lavora dietro le quinte, sono tutti importanti: chi sta in campo e chi ci sostiene da fuori e ci mette nelle condizioni giuste per poter vincere».
01/2015
La mia prima partita con la Prima Squadra nel Club in cui sono cresciuto, il Lille. Mi ricordo di quella sfida come se fosse ieri, eravamo a Nantes e c’era una bellissima atmosfera. Se penso ad un giorno importante mi viene in mente questo perché in quel momento si è realizzato un mio sogno di infanzia.
15/07/2018
Il mio primo grande trofeo con la Francia, ai mondiali di Russia 2018. Un altro sogno che ho coltivato fin da bambino e che è diventato realtà, vincere un Mondiale credo sia una delle emozioni più grandi in assoluto.
3/10/2023
La mia prima partita a Milano, nel match di Champions League contro il Benfica, una serata di grandi emozioni. Sentivo i tifosi cantare durante tutti i 90 minuti e quando abbiamo vinto è stato bellissimo festeggiare con loro, l’ambiente era fantastico.
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JURGEN KLINSMANN
Arrivato all’Inter nell’estate del 1989, Jurgen Klinsmann è stato uno dei principali protagonisti di un’Inter storica, spinta anche dall’iconico trio tedesco formato insieme a Brehme e Matthaus, negli anni in cui la Germania trionfò nel Mondiale del 1990 e l’Inter conquistò la sua prima Supercoppa Italiana (1990) e la prima Coppa UEFA (1990-91). 40 i gol segnati in nerazzurro, tra cui la rete del 2-1 contro la Juventus di 35 anni fa:
«Certo che mi ricordo quel gol, è partito tutto dalla rimessa di Zenga poi approfittando di una sponda sono corso via e ho segnato. Più che la marcatura però ricordo il boato di San Siro, è stato fantastico».
35 anni dopo, a San Siro sarà la squadra di Inzaghi ad affrontare i bianconeri:
«Questa Inter mi piace, è un gruppo unito che vuole fare bene, si vede che la squadra ha tanta fame e che ci sono buoni giocatori, come Barella, mi piace molto».
Il ricordo più bello in nerazzurro?
«Ne ho tanti in campo ma credo che la cosa più preziosa sia quel feeling indimenticabile che c’era tra di noi. Ci sentiamo ancora oggi e ogni anno ci ritroviamo per una cena, abbiamo mantenuto i contatti e sono contentissimo. Anche quando giocavamo facevamo delle cene di squadra e riuscire a rivederci ancora oggi è stupendo, è un pezzo di vita molto prezioso».
San Siro è un'emozione
unica al mondo.
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INTER-JUVENTUS STORY: RICONOSCI I TITOLARI DI QUESTA PARTITA?
2003/04 | INTER-JUVENTUS 3-2
Marcatori: 6' Martins, 26' aut. Kily Gonzalez, 45' rig. Vieri, 47' Stankovic, 93' Di Vaio
INTER: 12 Fontana; 23 Materazzi, 2 Cordoba, 24 Gamarra; 4 J. Zanetti, 14 Farinos (55' 25 Almeyda), 6 C. Zanetti, 18 Kily Gonzalez (82' 13 Helveg); 11 Stankovic (68' 19 Karagounis); 32 Vieri, 30 Martins
«Sono una calciatrice che lotta e che mette sempre il 100% per il bene della squadra».
La vita di Irene Santi e i colori nerazzurri si sono incrociati molto presto per dare il via ad un percorso lungo anni, con traguardi e tappe importanti:
«Ho iniziato a giocare fin da piccola, nella mia famiglia sono tutti appassionati di calcio e diventare una calciatrice è stata una cosa naturale. Ricordo che a scuola e in ogni momento della giornata volevo sempre stare sul campo, lì mi sentivo bene e lo stesso accade oggi. Nella mia storia l’Inter significa tante cose, ma più di ogni altra rappresenta una casa. Vengo ad allenarmi qui tutti i giorni da tantissimo tempo, tengo molto a tutte le persone che ci sono e questo mi spinge a dare sempre il meglio».
L’Inter come una casa, il calcio come una delle più importanti ragioni di vita...
«Sono una calciatrice che lotta e che mette sempre il 100% per il bene della squadra. Il calcio per me significa tantissimo, il campo è il posto dove posso esprimermi e dove mi sento meglio, è quello che mi piace fare. Vivo il calcio al 100%, anche fuori dal campo mi piace seguire diversi giocatori e da quelli del mio ruolo cerco sempre di rubare qualcosa. La mia miglior qualità? Forse è che non mi arrendo facilmente, so aspettare il momento migliore e lavorare duro per farmi trovare pronta».
MATCHDAY PROGRAMME N.15
04/02/2024
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