«Vestire questa maglia è un orgoglio, so bene cosa significa indossare la maglia di un Club importante nel mondo del calcio e per questo sono orgoglioso di vestire i colori nerazzurri»

Calmo e forte allo stesso tempo: Henrikh Mkhitaryan quando parla di calcio ha la passione di chi si è appena infatuato del pallone mischiata alla consapevolezza di chi quel pallone l’ha calciato nei palcoscenici più importanti:

«Prima di diventare professionista ho sempre avuto il sogno di giocare nelle migliori squadre d’Europa, non avrei mai pensato di farlo in tanti Club così forti, sono fortunato, ho raggiunto tanti obiettivi e ogni giorno è stato davvero speciale: questa consapevolezza mi aiuta a dare sempre il massimo. Un altro stimolo importante sono i nostri tifosi che ogni partita sono lì con noi a spingerci, a darci una mano sia nelle vittorie che nelle sconfitte».

Le radici del centrocampista armeno sono solide e fondamentali nel suo percorso:

«Se devo pensare a qualcuno che mi ha ispirato penso a mio padre: anche lui ha giocato a calcio e se non fosse stato per lui io non avrei giocato. È il mio primo idolo, un esempio dentro e fuori dal campo, è per lui che ho scelto questo sport. Di leggende nerazzurre ce ne sono state tante, la più grande è Ronaldo il Fenomeno, un giocatore eccezionale, uno che non ho mai incontrato e credo che sarà difficile anche in futuro trovare un giocatore che ha fatto la differenza come lui».

Nella storia di Mkhitaryan c’è un filo che lega i primi calci al pallone e l’Inter...ed è di colore blu:

«Mi è sempre piaciuto il colore blu, non so perché, probabilmente era nel mio destino. Anche la mia prima squadra in Armenia - come l’Inter - aveva i colori nero, blu – insieme al bianco - , anche per quello ho cominciato ad amare il colore blu».


1989

Qui è cominciata la mia storia, l’anno in cui sono nato. Se guardo indietro sono contento di quello che ho fatto in campo e fuori e ringrazio i miei genitori perché grazie a loro è iniziato tutto.

2019

La data del mio matrimonio, io e mia moglie ci siamo sposati a Venezia anche se in quel periodo giocavo in Inghilterra, poi sono arrivato in Italia e sono felice di essere ancora qui oggi.

2020/2023

Gli anni di nascita dei miei figli, sono momenti che mi hanno toccato il cuore, loro sono la cosa più bella che ho nella vita

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CHAMPIONS STORY| INTER VS PORTOGHESI: RICONOSCI I TITOLARI DI QUESTA PARTITA?

2004/05 | INTER-PORTO 3-1

15 marzo 2005, San Siro, ritorno degli ottavi di finale di Champions League. Inter-Porto, dopo l'1-1 dell'andata. Adriano, Imperatore di coppa. Una notte indimenticabile, una tripletta incontenibile.

Inter: 1 Toldo; 13 Zé Maria, 11 Mihajlovic, 23 Materazzi, 4 J.Zanetti; 14 Veron, 19 Cambiasso, 6 C.Zanetti, 25 Stankovic; 9 Cruz, 10 Adriano.

IM NIKE STADIUM MEN'S HOME JERSEY 2023/24

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GIORGOS KARAGOUNIS

C'è stato un giorno, e quel giorno era proprio Inter-Benfica, in cui Giorgos Karagounis è definitivamente apparso. Il secondo greco della storia dell'Inter, arrivato in nerazzurro nell'estate 2003 era lì, pronto a prendersi un'occasione.

QUELLO SLALOM E LE PAROLE DI MORATTI

Un dribbling, poi un altro, un altro ancora, un altro! Infine l'assist, il gol di Martins e le capriole. In un attimo Karagounis si prende San Siro, inventando uno slalom incredibile, tutto tecnica nello stretto. Classe al servizio della squadra, in un match vinto poi dai nerazzurri.

In una recente intervista alla Gazzetta dello Sport Karagounis ha raccontato quella notte: «A fine partita Massimo Moratti mi fece un grandissimo complimento: “Sembravi Maradona”. Parole che mi rimarranno sempre nel cuore».

Quella notte così bella, così elettrica, ha fissato il greco nella storia nerazzurra. Nonostante due stagioni senza gol, ma con un trofeo (la Coppa Italia 2005), per Karagounis non si è mai interrotto il filo che lo lega ai nerazzurri, salutati per approdare poi proprio al Benfica.

Karagounis non ha mai dimenticato l'Inter, i suoi tifosi, il ruggito di San Siro. Quello più grande mai sentito? Sicuramente quello dopo il 3-2 di Recoba contro la Sampdoria, in quella rimonta orchestrata in 6 minuti che vide proprio il centrocampista greco grande protagonista dell'assedio finale.

Durante l'avventura in nerazzurro Karagounis è salito sul tetto d'Europa, vincendo appunto gli Europei con la sua Grecia, battendo il Portogallo nella finale di Lisbona (nella quale era assente per squalifica). E dopo aver lasciato l'Inter, ecco ancora il Portogallo nel suo destino, per approdare al Benfica.

Coraggiosa, tenace e determinata. Sofie Junge Pedersen, centrocampista in forza all’Inter di Rita Guarino, mischia tecnica e carattere: l’abbiamo incontrata per conoscere le sue passioni dentro e fuori dal campo.

CHE TIPO DI GIOCATRICE SEI?

Sono determinata e lavoro sempre per migliorarmi. In campo cerco sempre di leggere il più velocemente possibile il gioco e di posizionarmi al meglio, di anticipare il passaggio e corro tanto.

QUALI SONO STATI I MOMENTI PIÙ FELICI E DIFFICILI DELLA TUA CARRIERA E COSA SIGNIFICA VESTIRE QUESTA MAGLIA OGGI?

Indossare la maglia nerazzurra significa avere sempre quella voglia di vincere tutte le partite, avere ambizioni e lavorare duro ogni giorno per realizzarle. Uno dei momenti più felici della mia carriera è stato quando ho giocato la finale degli Europei nel 2017, quello più duro invece l’infortunio prima del Mondiale.

DETERMINATA IN CAMPO MA ANCHE FUORI: SEI DA SEMPRE MOLTO ATTENTA ALL’AMBIENTE, C’È UN MESSAGGIO CHE VUOI DARE?

Sì, che tutti dobbiamo fare qualcosa per aiutare perché è veramente importante.

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