Grinta, interismo, passione, piede educato e gol incredibili. Federico Dimarco riesce a lasciare sempre il segno e a mettere in campo il cuore di un bambino cresciuto con la maglia nerazzurra e l’esperienza di un giocatore che ha lavorato duramente per raggiungere i suoi obiettivi. Tra questi spicca un traguardo speciale, la Seconda Stella:   

«Quella dell’anno scorso è stata una stagione bellissima dove come squadra, gruppo e società abbiamo scritto un pezzo di storia dell’Inter. Aver conquistato la Seconda Stella è un onore e un traguardo che lungo il percorso ci ha fatto crescere molto. Noi ci abbiamo creduto da subito, è lì che si è costruito il gruppo e lavorando sodo abbiamo dimostrato il nostro valore e siamo arrivati al nostro obiettivo».

Lavoro, determinazione, resilienza: il percorso di Federico Dimarco insegna a lottare, a non fermarsi. Ecco cosa direbbe il numero 32 nerazzurro a se stesso bambino:

«Il consiglio più utile che potrei darmi è sempre quello di non mollare mai, di andare avanti anche nei momenti di difficoltà».

Grinta, interismo, passione, piede educato e gol incredibili. Federico Dimarco riesce a lasciare sempre il segno e a mettere in campo il cuore di un bambino cresciuto con la maglia nerazzurra e l’esperienza di un giocatore che ha lavorato duramente per raggiungere i suoi obiettivi. Tra questi spicca un traguardo speciale, la Seconda Stella:   

«Quella dell’anno scorso è stata una stagione bellissima dove come squadra, gruppo e società abbiamo scritto un pezzo di storia dell’Inter. Aver conquistato la Seconda Stella è un onore e un traguardo che lungo il percorso ci ha fatto crescere molto. Noi ci abbiamo creduto da subito, è lì che si è costruito il gruppo e lavorando sodo abbiamo dimostrato il nostro valore e siamo arrivati al nostro obiettivo».

Lavoro, determinazione, resilienza: il percorso di Federico Dimarco insegna a lottare, a non fermarsi. Ecco cosa direbbe il numero 32 nerazzurro a se stesso bambino:

«Il consiglio più utile che potrei darmi è sempre quello di non mollare mai, di andare avanti anche nei momenti di difficoltà».

Che origini ha la tua passione per il calcio?

«Mi hanno fatto appassionare al calcio mio nonno e mio zio che da quando avevo due anni mi hanno portato allo stadio a vedere l’Inter. Da lì ho iniziato a tifare per questo Club e mi sono innamorato del calcio».

Qual è stato il momento in cui il calcio ti ha fatto più emozionare?

«L’emozione più grande che ho provato è stata sicuramente quella del 22 aprile 2024, al fischio finale del derby».

Che origini ha la tua passione per il calcio?

«Mi hanno fatto appassionare al calcio mio nonno e mio zio che da quando avevo due anni mi hanno portato allo stadio a vedere l’Inter. Da lì ho iniziato a tifare per questo Club e mi sono innamorato del calcio».

Qual è stato il momento in cui il calcio ti ha fatto più emozionare?

«L’emozione più grande che ho provato è stata sicuramente quella del 22 aprile 2024, al fischio finale del derby».

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CONSAPEVOLEZZE:

La finale di Champions è stata una partita bellissima da giocare, la mia prima e sono contento di essercela giocata al pari del Manchester City. È una gara che ci ha lasciato tanto come gruppo perché ci ha fatto capire il livello della nostra squadra. Il lavoro degli anni prima e la consapevolezza che ci ha dato quella sfida ci ha spinto a raggiungere l’incredibile traguardo che è stato la Seconda Stella. Per questo per me significa tanto.

LA SECONDA STELLA

Vincere questo Scudetto come l’abbiamo vinto è stato incredibile, siamo felicissimi di aver scritto questo pezzo di storia nerazzurra.

LA FAMIGLIA:

La mia famiglia è fondamentale, io e mia moglie stiamo insieme da quando abbiamo 16 anni e abbiamo due bellissimi bambini che sono una parte di me e mi sono sempre vicini.

CONSAPEVOLEZZE:

La finale di Champions è stata una partita bellissima da giocare, la mia prima e sono contento di essercela giocata al pari del Manchester City. È una gara che ci ha lasciato tanto come gruppo perché ci ha fatto capire il livello della nostra squadra. Il lavoro degli anni prima e la consapevolezza che ci ha dato quella sfida ci ha spinto a raggiungere l’incredibile traguardo che è stato la Seconda Stella. Per questo per me significa tanto.

LA SECONDA STELLA

Vincere questo Scudetto come l’abbiamo vinto è stato incredibile, siamo felicissimi di aver scritto questo pezzo di storia nerazzurra.

LA FAMIGLIA:

La mia famiglia è fondamentale, io e mia moglie stiamo insieme da quando abbiamo 16 anni e abbiamo due bellissimi bambini che sono una parte di me e mi sono sempre vicini.

AMARCORD: INTER-ATALANTA 4-0

14 marzo 1998: il pomeriggio a San Siro aperto da una gigantesca maglia nerazzurra che copriva il terreno di gioco per celebrare i 90 anni del Club...

Squadra in campo con una speciale maglia celebrativa. Poi la partita. Non scontata, iniziata con passo un po' zoppicante dall'Inter, liberata poi dalla superiorità numerica per il rosso a Rustico, impegnato in una marcatura complicata su Ronaldo.

La mossa al 51': fuori Colonnese, dentro Kanu. Nwankwo doveva riannodare i fili della sua vita, della sua carriera e della sua avventura nerazzurra. Non aveva ancora compiuto 22 anni, quel giorno, l'altissimo centravanti nigeriano. E non aveva ancora segnato con la maglia dell'Inter.

Prima però, il gol di Moriero, con una delle sue fughe sulla destra, chiusa con un bel diagonale a battere Alberto Fontana, futuro portiere dell'Inter. E siccome solitamente era Moriero a esercitare il ruolo di 'sciuscià' per i compagni in gol, quel giorno fu Zamorano a lucidare, metaforicamente, la scarpa destra del numero 17.

Poi Kanu, appunto: stop di petto, controllo e gol. Il primo - e unico - della sua storia in nerazzurro. Festeggiato con una danza indimenticabile e travolgente, assieme a Ivan Zamorano. 

Quel pomeriggio si chiuse con un 4-0: ai gol di Moriero e Kanu si aggiunsero quello atteso di Ronaldo e quello inaspettato di Benoit Cauet, in rete su punizione.

RETI: 65’ Moriero, 73’ Kanu, 77’ Ronaldo, 88’ Cauet

TESSA WULLAERT

Una carriera straordinaria e un carisma unico: Tessa Wullaert, attaccante belga classe 1993 è una delle migliori calciatrici europee e da quest’anno è in forza all’Inter Women. L’abbiamo incontrata per farci raccontare la sua storia e la sua visione del calcio:

«Sono una calciatrice che vive per fare gol e assist e odia perdere. Ho molto carattere e voglio sempre dare il 100% in campo e aiutare la squadra a vincere: è la mia passione e il mio lavoro. Le mie migliori qualità? La velocità, la visione di gioco e fare gol».

Cosa rappresenta per te il calcio? Come è nata questa passione?

«Gioco a calcio da quando avevo cinque anni, è un punto fermo, qualcosa che ha sempre fatto parte della mia storia. Il ricordo più bello della mia infanzia legato al calcio sono io che preparo tutto per iniziare l’allenamento e mio nonno che mi allaccia gli scarpini. Vestire questa maglia oggi significa fare parte di un grande Club. L'Inter è molto sostenuta anche in Belgio ed è ancora più bello essere qui, voglio aiutare questa squadra a raggiungere più traguardi possibili».

Tra Club e Nazionale hai raggiunto tanti traguardi importanti: quali sono i più significativi?

«Sono diventata la giocatrice numero uno per gol realizzati all time con la Nazionale e sono molto orgogliosa di questo, è uno dei miei più grandi obiettivi raggiunti. La scorsa stagione poi ho conquistato il mio quarto Golden Shoe e anche questo ha segnato un record».

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